11 . La macchina da scrivere e il pc

Non solo la macchina fotografica (che non lo era mai stata) ma anche la macchina da scrivere non è
più stata, da un certo momento in poi, uno strumento di lavoro per Giuliana. Sembra una notazione
di poco conto, ma non è proprio così. Per un bel po’ di anni, da giovane, lei aveva lavorato come
segretaria d’azienda, si diceva allora, e uno dei compiti che assolveva benissimo era proprio quello
di scrivere a macchina (era velocissima e scriveva di continuo, in ufficio, per mestiere), e non solo
sotto dettatura di un suo superiore (era anche una stenografa invidiabile: attività oggi scomparsa
dallo scenario di competenze che richiedevano, allora, gli uffici di qualsiasi tipo). Scriveva in tempi
rapidi, con pochi errori, tanto che per scrivere le lettere di lavoro di solito veniva preferita lei a altre
colleghe. Quella dello scrivere lettere era pratica importantissima, allora, molto e più delle attuali
mail, si può dire, che richiedeva sicura competenza tecnica (e linguistica) di scrittura, ma anche
capacità specifica di redazione delle lettere commerciali, oltre a grandi abilità di relazioni interne e
esterne all’ufficio.
Poi Giuliana ha messo su famiglia, come si dice, in tempi in cui il computer era di là da venire; e in
ogni caso quando è comparsa la tastiera del pc, decenni dopo il suo impiego in ufficio, con il quale
aveva chiuso da molti anni, lei era lontanissima dall’averne bisogno. Ormai le erano restate, per
scelta cosciente, coscientissima, solo le mani: le mani da sole, le mani operose, e che mani! Che
non erano mai a riposo: dalle faccende domestiche di routine, al ‘far da mangiare’ (per lei sempre
un piccolo evento ‘inventivo’); dal lavorare a maglia (e a mano) al farlo con una macchina
comperata per uso domestico (i maglioni ai figli, al marito, a se stessa, alla sua mamma, …); dal (ri)
sistemare l’arredo di casa all’aiutare il fratello restauratore a foderare con carta o stoffa i mobili che
quello preparava; … Erano mani a dir poco gioiose, coinvolgenti, delicatissime e forti, sicure.
Per associazione, in un certo senso, mi vengono in mente due figure mitiche del suo mondo
‘letterario’, a proposito di scrivere (a macchina e/o al computer): la sua amatissima Jane Austen
(vissuta tra Sette e Ottocento), che se ci fosse stata la macchina da scrivere ai suoi tempi, secondo
me, l’avrebbe adoperata in maniera totalizzante e assoluta, anche perché la Austen scriveva sempre,
e di tutto. Ma non è detto, stando a quanto farà poi qualcun altro, come Meneghello, un grande
“inglese’ di adozione, possiamo dire, proprio il già ricordato e da Giuliana amato Luigi Meneghello
(da lui di sicuro anche ripagata, per le volte che si sono incontrati), docente di letteratura italiana a
Reading, nel Regno Unito, fino al 1980, che ha continuato a abitare in Inghilterra anche se con
frequenti ‘calate’ in Italia, a Thiene dove aveva casa (non più nell’ormai – resa da lui ‘mitica’ –
Malo), e dove si era ritirato negli ultimi anni, fino al 2007, quando morì. Perché dico Meneghello?
perché lui non aveva nessuna voglia di scrivere al computer (e immagino abbia usato poco anche la
macchina da scrivere); lui scriveva a penna, e stilografica. Tutto e sempre e tanto. Al computer
trasferiva i suoi scritti l’amatissima moglie Katia.
Bene: e questo per dire cosa? Che Giuliana a un certo punto della sua attività di ricamatrice decide
di fare un primo manuale di ricamo, come ben sanno le sue vecchie amiche, le ex-allieve e ormai
anche tante ricamatrici in giro per il mondo (Australia, Giappone, Corea, Stati Uniti, Canada,
Francia soprattutto, Olanda, Gran Bretagna, …) che di lei hanno solo sentito parlare ma hanno
apprezzato molto i suoi manuali (e talvolta anche i kit). Perciò bisogna scrivere, se si vuol fare un
manuale di ricamo, e ovviamente al computer (siamo nel 2003-2004). Lei non sa da che parte
prenderlo, ma in casa c’è uno scribacchino, da qualche anno in pensione anche se continua a fare un
suo lavoro impegnativo (di insegnamento). Lo scribacchino le vuole dedicare tutto il tempo che le
serve (funziona così, tra loro). E allora lei ci prova davvero, a ‘scrivere’: lei detta e lui scrive
(qualche volta sommessamente avvertendo Giuliana che quel certo passaggio non è proprio chiaro, ​
o addirittura si capisce poco-niente: negli anni lei, non so se opportunamente o meno, a quel punto
si arrabbia sempre più, e gli dice che non capisce niente. Vero: lui neanche il punto croce saprebbe
ricamare: ma quello che lui vuol dire non è proprio una annotazione sul ricamo-ricamo…).
Comunque nell’arco di dieci-dodici anni, anche e molto durante la malattia che l’ha attanagliata dal
2008 fino al 2018, spesso con pesantissime cure e ricoveri in ospedale, fino alla fine, Giuliana pur
non toccando un tasto del pc è riuscita a dare alle stampe dieci manuali di ricamo (stavo per dire,
ma non lo dico, uno più bello dell’altro; e una buona metà durante le ‘pause’ della malattia), e a
consolidare anche per questo amicizie, professionali e non, come poche autrici.
Insomma: scherzi del non scrivere a macchina e al pc di tre ‘grandi’ (o quasi) scrittori: o per forza di
cose (Austen), o per vezzo (Meneghello) o per scelta gioiosa, nonostante tutto (Giuliana).
28 lug 23