12 . Gli ottant’anni … e la mano destra

Ottobre 2023, Vicenza (Abilmente): la Stefania mi fa, l’ultimo giorno di Fiera (credo fosse euforica anche
per aver avuto quel giorno il battesimo come ‘maestra’ di ricamo: per la prima volta aveva fatto due ore di
insegnamento a una signora friulana, venuta apposta a Vicenza per imparare i fondamenti del reticello):
ma l’anno prossimo Giuliana non avrebbe fatto 80 anni? sì, dico io. E non ti pare bello che in qualche
modo la ricordiamo? Silenzio… un po’ di imbarazzo … pensieri … Interessante, l’idea, ma mica facile:
e dove, e come, e quando? Stefania sussulta; ha voluto sempre bene a Giuliana, e tanto; di sicuro anche
perché non aveva potuto mantenere contatti metodici con lei e il ricamo, per via del proprio lavoro: ma
era rimasta impressionata fin dai tempi dei primi corsi di Giuliana, quando a lei, Stefania, era toccato in
sorte di ricamare il cuscino giallo (da qualche mese per merito proprio di Stefania … diventato il vol. 12
della collana dei libri … di Giuliana: vedere il sito www.filofilo.it per credere).
Ci siamo tornati su, ci abbiamo riflettuto, contenti dell’idea, ma un po’ perplessi, un po’ dubbiosi;
venivano in mente soprattutto – per questione di date e anche di opportunità – Valtopina (Mostra a
settembre 2024) e Vicenza (Abilmente, ottobre successivo). Ci è parso che si sarebbe potuto fare qualcosa,
… e non sappiamo ancora cosa. Intanto uno stand più grande del consueto 3m x 2.
Giuliana è nata il 21 di giugno. Qualcuno conoscendola, esagerava: non poteva che nascere, una come lei,
se non il primo giorno dell’estate.
Ma c’è un’altra ‘leggenda’ legata alla sua nascita, più vera, che si raccontava in famiglia, di solito
rispolverata e aggiornata il giorno del suo compleanno, finché sono vissuti i suoi genitori. C’è ancora la
guerra, è il 1944; da quelle parti, a Giulianova (Abruzzo), gli alleati sono già arrivati. Ci sono numerosi
polacchi, tra di loro, che vanno a comprare il pane dall’unico fornaio che lo fa, e un giorno la madre di
Giuliana, Anna, col pancione, sente dire da qualcuno che borbotta qualche parola di italiano, che se la
personcina che nascerà sarà maschio la guerra continua, se sarà femmina la guerra finirà. Anna sorride a
sentire quelle cose… lei non sa certo se sarebbe stato maschio o femmina il personaggino che le scalciava,
ormai, in pancia (anche se le donne del paese, guardandola e considerando la ‘forma’ della pancia,
propendevano per l’idea della femmina: in Abruzzo si usava così).
Arriva il 21 giugno: il papà di Giuliana inforca la bici, carica sul palo Anna in preda alle prime doglie per
riportarla a casa (stavano da una parente in visita), dove altre donne la aspettavano… e alla fine ecco la
bambina. Biondina, silenziosa, ma anche no… Quei soldati polacchi, e anche altri, quella sera col vino un
po’ inacidito che avevano racimolato dai contadini, hanno fatto la balla più bella e famosa della loro
guerra. Giuliana fin da allora è stata la mascotte di qualcosa…
Mi viene in mente ogni tanto questo racconto, sentito più volte e sempre con qualche variante istruttiva
sui personaggi della scena e sul paese nello sfondo, quando nei ricordi rivedo il mio simpatico suocero,
Guerriero (nonostante il nome, 1,60 di altezza, non di più, e velocissimo a pedalare in bici: aveva fatto
all’epoca un po’ di corse da dilettante, con risultati modesti, ma con animo gioioso, quell’animo forse
ripreso da Giuliana – che da questo punto di vista di madre non ha preso quasi niente), che con le sue
gambette turbina sui pedali della bici, con Anna in canna, come si usava allora. Veloce anche e soprattutto
quel 21 giugno, per portare al sicuro la moglie, tra le donne di casa, e vedere dopo qualche ora chi gli
avrebbe fatto compagnia per sempre, nella vita: una bimba dolce dolce con i suoi sorrisi luminosi che non
l’avrebbero più abbandonata, e che lui adorava.
… sempre quella mano