La mia ‘bottega’ è diventata piano piano solo Scuola, nel giro di una decina d’anni o poco più, perché il rapporto tra ciò che insegnavo, ciò che le allieve apprendevano e realizzavano, ciò che progettavo e proponevo loro, costituivano ormai la mia attività prevalente: ecco perché e come, anni dopo, sono nati i libri di ricamo, che diventarono via via il naturale sbocco della nostra fervida e appassionante attività di ricamatrici.
Siamo entrati così nella ‘storia’, nella mia storia. Come antefatto e, in parte, causa specifica della nascita del primo libro, c’era stata la partecipazione molto emozionante a vari eventi…
Per consolidare le mie conoscenze sentivo il bisogno di un confronto continuo con altre scuole, soprattutto di buon livello: così miglioravamo, io e le mie allieve, nelle varie tecniche, e l’entusiasmo cresceva. Mi sono perciò ritrovata a Udine con la scuola Ricami e legami (dove con un gruppo di mie allieve ho frequentato un corso intensivo di una settimana per apprendere e migliorare le sfilature – con Antonietta Menossi – e il punto d’Assia – con Anna Maria Monzo) e a Cavriago (RE), dove ho potuto avere gli insegnamenti indimenticabili di Paola Negri, presso la Tessitura Govi, che ospitava allora una Scuola molto rinomata, con appuntamenti mensili (durati un paio d’anni), che ci hanno permesso di approfondire numerose tecniche e di perfezionarci.
A Paola Negri, soprattutto, ma anche alle amiche ricamatrici di Reggio ricama (Sandra, Mirella, e le loro ‘colleghe’), che conoscevano i miei lavori, devo sempre un ringraziamento speciale per l’emozione che ho provato quando a Grinzane Cavour, nel Castello, ho visto sette manufatti della mia Scuola accanto ai lavori delle più rinomate scuole italiane di ricamo a mano, in una mostra da loro organizzata, nel 1998, che per me resta memorabile.
Due altre occasioni, in questo periodo, furono decisive: una che mi ero inventata io, e una (una primizia assoluta) a cui sono stata invitata assieme ad altre scuole.
La prima: intendevo far conoscere l’attività della mia Scuola di ricamo a un pubblico più vasto di quello delle persone che mi frequentavano. Dopo dieci anni di attività, infatti, il Laboratorio era conosciuto da parecchie persone, per cui ho dato vita nella mia città a un Convegno (Ricamo, che passione!) nella Sala Convegni della Cassa di Risparmio, e a una Mostra, che si è tenuta in un grande salone del Circolo dei dipendenti della Cassa stessa, a metà ottobre del 1999. “Il Convegno ci permetterà di approfondire, con l’intervento di esperti nel settore della tessitura, del ricamo e del patchwork, alcuni degli aspetti storici e tecnici delle attività a cui ci dedichiamo con tanto entusiasmo e qualche risultato lusinghiero”, dicevo nell’invito che avevamo distribuito, e con nostra grande sorpresa la sera del 15 ottobre, primo dei tre giorni di Mostra, la sala Convegni era sostanzialmente piena.
Mi sorprendeva che ci fossero tante persone curiose di sentir parlare delle nostre attività, della storia della donna e del ricamo, della tessitura e del patchwork. La sorpresa fu anche maggiore durante i giorni della Mostra, quando incontrammo un gran numero di persone che erano venute ad ammirare i nostri lavori. Anche la stampa, compresa quella specializzata, ebbe occasione di parlarne e, insomma, di far sapere che il nostro piccolo mondo di appassionate ricamatrici era ormai diventato una interessante realtà e un punto di riferimento per chiunque volesse avvicinarsi ad attività simili, a Verona e dintorni.
Quell’evento ebbe anche un seguito, altrettanto interessante, qualche anno dopo, dal 3 al 7 ottobre del 2001 (con Convegno e Mostra), sempre nella stessa forma e sede. Una specie di conferma, per così dire, a distanza di un paio d’anni: fu un consolidamento di conoscenze, esperienze, amicizie, e … di successi, per quanto nei due anni trascorsi dalla Mostra precedente eravamo riuscite a realizzare di nuovo.
Dovevano passare altri anni, tuttavia, perché si mettesse a fuoco l’idea del primo libro, la primizia che avrebbe prodotto poi, come naturale e quasi inevitabile conseguenza, la nascita di tutti gli altri. Si arriva così al 2003, l’anno della seconda occasione di cui parlavo, quando a Bellaria, in Romagna, si tiene il primo Forum di Italia Invita e la mia Scuola è ospitata per mostrare e proporre il ‘suo’ Reticello. Partecipare non era facile: era una delle prime volte che esponevo ‘fuori casa’, e non sapevo in che modo muovermi, che cosa portare, come presentare le nostre cose, a parte il livello di competenze che ci sarebbe stato tra le persone e le scuole presenti alla rassegna. Quella partecipazione tuttavia fu un altro successo, al di là di ogni mia aspettativa: e stavolta di fronte a una platea nazionale, con significative presenze anche di scuole straniere. In quella circostanza mi è capitato, oltre che fare numerose dimostrazioni di ricamo a persone che me lo chiedevano, di vendere non so quante dispense dei corsi che stavo facendo, nella mia Scuola e in un paio di cittadine della provincia. Ricordo ancora con gioia quante volte qualcuna delle mie allieve, che erano nello stand con me, doveva andare a riprodurre le fotocopie dei corsi, che finivano in fretta, appena le mettevamo in vista sul tavolo. Un segnale evidente, preciso.
Intanto avevo partecipato a un altro paio di Mostre, in provincia, e le allieve della Scuola aumentavano. L’idea delle dispense che venivano richieste con insistenza mi convinceva sempre più che quelle erano uno strumento necessario e apprezzato, cercato da chi voleva apprendere a ricamare, talvolta anche senza ‘maestra’. Qualche persona, particolarmente vicina, mi stimolava a fare il salto, mentre io vedevo sempre più prossima la realizzazione del sogno che coltivavo da tempo: dare alle stampe, appunto, un libro, un manuale che servisse a far circolare le nostre esperienze, i nostri buoni risultati, apprezzati ormai anche fuori Verona. Non era facile, perché bisognava – oltre che produrre i testi, che dovevano essere chiari e funzionali – fare schemi leggibili, da integrare con fotografie e scansioni adeguate. Bisognava perciò trovare una persona, almeno, che avesse grande esperienza di impaginazione e molto buon gusto, in fatto di composizione grafica e di uso del colore. Io ho sempre desiderato fare bene le mie cose, e cercare … il meglio, in tutte le circostanze; per questo ero un po’ dubbiosa e perplessa sulla possibilità di trovare proprio chi cercavo per fare il mio… primogenito. Non tanto come tipografo (Verona, in questo, è terra ricca di possibilità e di competenze: non è un caso che qui siano nate e siano ‘cresciute’ per decenni le Officine grafiche di Arnoldo Mondadori), quanto come grafico o grafica, che doveva essere persona colta e calibrata (o calibrabile) sulle mie esigenze, per me piuttosto chiare, a proposito di ciò che volevo e potevo trasferire in un volume a stampa.
È successo anche questo, per mia fortuna, e da allora … ho una nuova, importante e cara amica, Roberta, con la quale discutiamo e ci confrontiamo per tradurre le mie idee e i miei desideri in “oggetti testuali” apprezzabili e soprattutto funzionali a chi vuole ricamare le cose che propongo. Anche altre persone della mia scuola, o qualche marito (il mio per primo) coinvolto nell’impresa, mi hanno aiutato a decollare; in particolare Iolanda e Dino, due carissimi amici che si sono dati da fare, all’epoca delle fotocopie e dopo, per mettermi a disposizione materiali utili per la stampa. Così con queste altre e varie ‘braccia’ a disposizione, mi sono sentita meno insicura, e il primo libro è nato quasi senza fatica.
16 Luglio 2014