Il 2004 è l’anno in cui ho cominciato l’attività editoriale, di messa a punto dei testi e delle illustrazione dei ricami progettati e realizzati da me e dalla mia scuola, Filofilò. Scrivere dei manuali è sempre difficile; pensare di farlo con il ricamo, spesso poco conosciuto nei dettagli anche da ricamatrici appassionate ed esperte, è un’avventura speciale, se non proprio un rischio (per non parlare delle traduzioni in altre lingue). Tuttavia mi hanno sostenuto l’esperienza, insieme alla passione, sia mia sia di alcune delle allieve che mi hanno voluto bene e, ricamando con me, hanno messo alla prova la loro abilità, sotto la guida delle mie proposte e dei miei incoraggiamenti

Il riscontro più bello, a distanza di anni, mi viene dai commenti che molte ricamatrici fanno, durante le Mostre, le Fiere, gli Ateliers e i Corsi (o Stages, come li chiama qualcuno): il tal volume è molto utile, perché “è spiegato bene”. Questo l’ho sentito dire (o mi trovo segnalato calorosamente in qualche mail) da molte persone, anche in Francia, dove faccio corsi in varie regioni, e in particolare quando partecipo all’Aiguille en fête, a Parigi, dove vado regolarmente da anni, in febbraio: spesso anche lì persone che non mi conoscono fanno considerazioni entusiastiche come queste, a proposito di qualcuno dei miei libri.

Per comodità mia e di chi mi aiuta nella distribuzione, i primi cinque libri sono riconoscibili da un numero, che si riferisce unicamente alla progressione della stampa, per cui il n. 1 è il primo stampato e il n. 5 il quinto stampato. Gli album successivi hanno anch’essi un numero, ma implicito, sempre riguardante la progressione di stampa. Pertanto i numeri sulla copertina dei volumi, quando li abbiamo messi, non sono da intendere come se si fosse in presenza di una serie, di un unico libro a puntate e dunque non sono vincolanti per l’acquisto. In ogni caso le note illustrative che ho scritto per ciascun libro danno ragione dei suoi contenuti e delle sue caratteristiche.

vol. 1: Retini di fondo

Nel 2003, dopo anni di esperienza e di grande entusiasmo per ciò che sto producendo con la mia Scuola, decido di cominciare la nuova e rischiosa impresa: raccogliere i molti appunti sui corsi e sulle realizzazioni che avevo fatto o da sola o con le mie allieve, per dare forma a tutto questo in un manuale sui ‘retini di fondo’, che corrispondesse, in sostanza, ai primi corsi che avevo fatto nella mia Scuola.

Naturalmente avevo molta paura che tutto si risolvesse in un vano tentativo che richiedeva, da parte mia, tanti soldi per essere realizzato editorialmente, e una buona dose di presunzione sulle mie capacità di insegnante di ricamo; temevo tuttavia un possibile scarso riscontro da parte delle tante ricamatrici che intendevo interessare con questa impresa del tutto nuova. Perciò non volevo, e non mi interessava, fare un libro-strenna: mi sosteneva l’idea (caldeggiata anche dalle persone che mi conoscono bene e apprezzano la mia attività e il mio modo di propormi) di dare forma visibile, in un volume maneggevole e funzionale, ad alcune esperienze di lavoro e di insegnamento, per trasmetterle alle tante persone curiose, o appassionate, specialmente a quelle che non facevano parte del mio gruppo di lavoro, e che non frequentavano i miei corsi.

E poi: in quante lingue? altro bel problema. Ho cominciato con due, per il primo libro (uscito in prima edizione nel 2004): italiano e francese. Ma poi ognuno dei miei libri è stato edito in tre lingue: italiano, francese, inglese, proprio per il tipo di richiesta che andavo verificando a mano a mano che pubblicavo i libri e partecipavo a Fiere e Mostre.

Ricordo ancora con emozione quando, poco dopo l’uscita del primo libro, ho partecipato ad Abilmente, a Vicenza, nell’ottobre del 2004, e ho cercato di avere informazioni da chi ritenevo più esperto di me in editoria, per esempio da un libraio che stimavo e che aveva lo stand vicino al mio. Non so se per incoraggiamento o per rispetto della mia totale inesperienza di allora, mi sono sentita dire da lui, dopo che aveva sfogliato con attenzione il libro, “Questo si venderà come il pane”. Ma tenevo presente anche il realismo un po’ più mercantile di un paio di librai della mia città, quando sono andata da loro per chiedere se potevano tenere quel mio libro tra i molti che vendevano: come sono stati gentilmente pessimisti! Così piano piano ho capito che il libro dovevo venderlo da me: ma come raggiungere le possibili acquirenti? Il resto è stato tutto un cercare di capire, di interessare, di informare: la cosa per fortuna è andata liscia, con il passare del tempo, perché il libro cominciava a circolare e a interessare davvero; insomma, il libro si faceva strada da sé, anche con l’aiuto del sito web che avevo organizzato, nel frattempo, e che diventava un veicolo importante per la mia attività.

Un momento piuttosto magico, vissuto in quel periodo di piccoli passi per far camminare il primo volume, l’ho vissuto a Parigi pochi mesi dopo, nella primavera del 2005, dove ero andata per visitare l’Aiguille en fête, allora al Parc de Vencennes. Mi ero portata una decina di copie del libro…. così, per scaramanzia. Magari per darlo a qualche amica, se l’avessi incontrata … Sogni, fantasticherie ingenue… A un tratto mi trovo davanti il grande stand di Brentano’s: una Libreria parigina gloriosa e notissima per la pubblicistica di settore, anche di ricamo, che conoscevo e apprezzavo molto e visitavo quasi con riverenza, nella zona dell’Opéra Garnier. Sorpresa e molto contenta , mentre sto con il libro mio in mano e guardo con interesse quelli che ci sono in mostra, una commessa mi viene vicino, e lesta lesta, dicendo excusez-moi, mi prende il libro e sparisce. Resto smarrita, mi guardo intorno per capire, e vedo che solo dopo un po’ ritorna, sorridente, e viene verso di me con una signora distinta che mi si avvicina tenendo in mano il mio libro, e me ne chiede informazioni. Io non potevo crederci: era la direttrice della Libreria, che non solo a un primo sguardo era rimasta colpita dal volume, ma voleva sapere come fare per averne un po’ di copie da vendere in Libreria, nella sua libreria. Fuori di testa dalla gioia le promisi di andare al suo negozio l’indomani, per portarle le dieci copie che avevo con me, intanto; altre gliene avrei spedite dall’ Italia, se le interessava. Tutti contenti, io per prima. Brentano’s diventò il mio primo (e importante) cliente straniero. Quella ‘commessa’, Sophie, di fatto era una brava artista, che faceva e fa un patchwork moderno e molto accattivante: siamo diventate amiche e ogni tanto ci incrociamo in Fiere varie.

Perché i “retini di fondo”, come inizio? 

Perché quella dei retini è una delle prime tappe, sicura e affidabile, per entrare nel ricamo. Perché i retini di fondo, assieme ai ‘fili contati’ (non a caso il mio secondo volume, di poco successivo), aiutano l’occhio a capire come è fatta la tela, e dunque a progettare e a muoversi bene: con queste tecniche di ricamo si deve continuamente contare i fili del tessuto, e questo è il passo più semplice ma indispensabile per ricamare con metodo, in vista di una buona riuscita del lavoro. Ogni ricamo, infatti, anche il più modesto, ha bisogno di essere pianificato, e non solo immaginato. Con retini e fili contati è facile apprendere, seguendo gli schemi o le griglie di lavoro, per abituarsi a ricamare senza saltare nessun passaggio, e senza dimenticare il riferimento continuo a trama e ordito. Per una ricamatrice poco esperta questo può sembrare difficile e faticoso, o addirittura superfluo. Invece è il passaggio necessario per cominciare ad apprendere delle tecniche precise, per poi ricamare con sicurezza. Penso un po’ come succede al topografo, che senza latitudine e longitudine non si muove proprio, quando si accinge a disegnare una carta geografica. E quando è esperto lo fa senza neppure pensarci, quasi in automatico. O al musicista e al cantante, che se non sanno solfeggiare….

 25 Agosto 2014