Se penso agli arazzi i ricordi, un po’ sbiaditi, mi portano a Tours, allo stupore di vedere il cartone di Raffaello per una sacra rappresentazione esposta sull’altare di una cappella in Cattedrale (erano i tempi della vacanza ai Castelli della Loira, con i figli in età di scuola media). Ma ben più entusiasmante e nitida, anni dopo, la sorpresa della gigantesca Tapisserie de Angers, ammirata nel 2010, di ritorno dal bellissimo stage di ricamo che Giuliana era stata invitata a condurre in Bretagna, a casa di Maïté, a St. Brieuc, con grande interesse di tutte le ricamatrici partecipanti e con momenti di vera eccitazione per i ricami che stavano producendo.
“L’Apocalisse appesa a parete (o gli arazzi dell’Apocalisse, o l’Apocalisse di Angers) è una rappresentazione dell’Apocalisse di S. Giovanni fatta alla fine del XIV secolo per ordine del duca Luigi I d’Angiò. Quest’opera è la più importante collezione di arazzi medievali sopravvissuta al mondo. L’insieme, composto da sei pezzi successivi ciascuno tagliato in quattordici dipinti, è eseguito su cartoni di Hennequin di Bruges e testimonia il prestigio del suo sponsor; ed è stata lasciata in eredità alla cattedrale di Angers nel XV secolo dal re René. Dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, quest’opera viene parzialmente ricomposta a partire dalla metà dell’ottocento, poi conservata ed esposta nel Museo dell’Arazzo dell’Apocalisse, che si trova, nel castello di Angers, in una lunghissima galleria costruita per questo scopo e inaugurata nel 1954.”, come si intuisce dalla foto: questo dice Wikipedia, in forma sintetica ma attendibile. Le sue dimensioni sono grandiose, impressionanti per il visitatore, quando a sorpresa vi si trova immerso.
Per Giuliana restavano comunque, tra i più commoventi e significativi, gli arazzi del Musée de Cluny, a Parigi, con il capolavoro celeberrimo de La dame à la licorne, certamente sulla linea di tanti altri, come quello di Pistoia, per bellezza, con i suoi ricchi ricami floreali. A Giuliana richiamavano quelli altrettanto affascinanti di Beaune, in Borgogna, conservati all’Hôtel Dieu, dove tornando dall’Aiguille en fête, a Parigi, di solito si faceva tappa proprio in questa bella città della Borgogna, e difficilmente Giuliana evitava l’emozione ricorrente di una visita, sempre particolarmente toccante, a un ambiente come quello della speciale struttura di assistenza della città (l’Hôtel Dieu, appunto), rimasta pressoché intatta da allora, voluta niente meno che dai duchi di Borgogna, e operativa (da quando è stata inaugurata, alla metà del XV secolo, per i malati e i poveri della città), fino a inizio ’900. La visita per Giuliana aveva soste prolungate proprio di fronte ai numerosi arazzi (uno dei quali è stato da lei riportato, in parte, nel suo vol. 9, Herbarium, alle pagine 6-7), anche a scapito, si fa per dire, di altre opere di non minor fascino presenti all’Hôtel Dieu, a cominciare dal celeberrimo retable (pala d’altare) della metà del ’400 (che misura oltre 5 m in lunghezza per oltre 2 in altezza!), di un gigante tra i fiamminghi, Roger van der Weiden (1399-1464): un polittico eccezionale che rappresenta il Giudizio universale, un olio su tavola appositamente commissionato per questo ospedale-ospizio al grande pittore fiammingo per svolgere un tema molto comune e edificante, a quel tempo.
Non a caso Giuliana, in un’autopresentazione del 2005 per una rivista, scriveva:
“La riparazione e il restauro di ricami antichi è stata un’esperienza da cui ho imparato moltissimo. Ho ricostruito con pazienza molti punti non più usati: m’ha dato grande soddisfazione, ad esempio, trasferire antichi ricami a punto pittura – con il tessuto di base completamente sfilacciato e strappato – su seta nuova, e riparare arazzi.”
Insomma: tout se tient.
21 Luglio 2023